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Edgar Morin indica nell'immaginario ciò che noi immettiamo di personale nell'immagine di una fotografia e di un fotogramma. Da immagine in sé, essa acquista un valore emotivo e un significato in base a quanto noi vi trasponiamo, con il nostro vissuto e la nostra sensibilità. Si tratta di un passaggio dal reale all'immagine fotografica.
Nel lavoro sono presentati due fotogrammi dai film Le notti bianche di Luchino Visconti (in alto) e Questa ragazza è di tutti di Sidney Pollack (in basso) e altrettante immagini reali di luoghi nei quali si sono avvertite profonde affinità con i primi (a destra).
In questo caso è la realtà stessa che ha acquisito senso in base a quanto precedentemente immaginato nel film. Lo stesso Morin parla di una circolarità tra reale e immagine filmica.
« Il reale è bagnato, costeggiato, attraversato, trasportato dall'irreale. L'irreale è modellato, determinato, razionalizzato, interiorizzato dal reale. »
(Il cinema o l'uomo immaginario, Milano 1982 - Le cinéma ou l'homme imaginaire, Paris 1956 -.)
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